Nei dintorni di Ostuni, iconica città bianca della Puglia, percorrendo le strade rurali che si intrecciano nell’ordinata campagna, lambite dai tradizionali muretti a secco bianchi e imponenti arbusti ordinati in perfette file simmetriche sin dal tempo dei Romani , capiamo che questo è il periodo d’oro per la Valle d’Itria.

“La raccolta delle olive – sottolineano le guide  dell’azienda consortile ‘Le Stagioni di Ostuni’ che in loco organizzano tour esperenziali per viaggiatori del gusto – più che un’attività agricola è un vero e proprio evento qui da noi. Ogni famiglia produce olio. L’ogliarola salentina, conosciuta anche come “chiarita o pizzuta” è la cultivar più diffusa, quella per intenderci dei nostri ulivi secolari e millenari, protagonista dopo una pressatura a freddo di un olio denso e fruttato”.

Giacomo, alla quarta generazione di produttori di olio extravergine di oliva biologico, precisa che le olive vanno raccolte quando non sono completamente nere: “non devono raggiungere la piena maturazione, solo così – spiega –  possiamo ambire alla migliore qualità dell’olio prodotto”. Strada facendo ci imbattiamo in alberi più piccoli, varietà Leccina,  puntalizza Giacomo:  “dovremo aspettare ancora un po’ per la raccolta di questa cultivar che donerà un olio leggero e delicato, a differenza della  “coratina”, varietà principalmente diffusa nel Nord barese, dalla quale si estrae un olio dal “pizzico in gola”, piccantino e ricco di polifenoli”.

Parlare di olio in Puglia significa ripercorrere una storia di più di 2000 anni, visitando bellissimi frantoi ipogei (scavati sottoterra per tenere l’Oro di Puglia al riparo da furti ), maestosi alberi millenari dalla folta chioma, masserie fortificate dove ancora la raccolta si fa manualmente o con i cosiddetti “pettini”. La valorizzazione delle antiche varietà attraverso percorsi, attività, laboratori, degustazioni sono gli ingredienti alla base dei pacchetti esperienziali proposti dall’azienda consortile Le Stagioni di Ostuni

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